Luglio 2018

Dentinal Microcrack Development after Canal Preparation: A Longitudinal in Situ Micro-computed Tomography Study Using a Cadaver Model

De-Deus G, César de Azevedo Carvalhal J, Belladonna FG, Silva EJNL, Lopes RT, Moreira Filho RE, Souza EM, Provenzano JC, Versiani MA.
J Endod. 2017 Sep;43(9):1553-1558. DOI: 10.1016/j.joen.2017.04.027.

Una grossa preoccupazione clinica venuta all’attenzione della ricerca internazionale in campo endodontico negli ultimi anni riguarda l’influenza della tipologia e della taglia delle preparazione sulla formazione e propagazione di  micro-cracks radicolari. Questa tipologia di danno biomeccanico spesso subdolo e molto spesso non sintomatico risulta ancora essere poco prevedibile ed è clinicamente la prima tra le cause di fallimento degli elementi trattati endodonticamente. Le intrinseche difficoltà nello studio di questo fenomeno sono la difficoltà nel reperire il danno e misurarlo efficacemente in vivo e la possibilità che le metodiche di indagine stessa, spesso effettuate su elementi dentari estratti in vitro, possano essere esse stesse la causa della propagazione del danno. Metodiche minimamente invasive come la microCT sono state quindi invocate come metodica di indagine di elezione per la minima invasività dell’esame e la possibilità di essere effettuato senza la distruzione del campione. Nonostante questo notevole vantaggio il fatto di lavorare su elementi dentari estratti, e quindi privi del legamento parodontale e fuori dall’alveolo osseo, potrebbe comportare di per se, insieme alla disomogeneità del campione, spesso non adeguatamente tracciato e controllato, un grosso fattore di “bias” per gli studi effettuati nelgi ultimi anni in letteratura.

Partendo da questi presupposti il presente studio sperimentale ha preso effettuato ‘indagine su blocchi di porzioni di mascellari superiori prelevati da cadavere in blocco, in cui fossero presenti da tre a cinque elementi dentari sani non trattati endodonticamente. Dopo una prima scansione del blocco osseo comprensivo di tessuti adeguatamente conservato è stata effettuata la preparazione endodontica con due sistemi meccanici al NiTi sia rotanti che reciprocanti (ProTaper Univerdal e Reciproc), seguendo le indicazioni della casa sulla metodologia di utilizzo e regimi di irrigazione e procedure di cleaning oggi considerate come gold standard. Dopo il termine della preprazione endodontica i preparati anatomici sono stati scannerizzati una seconda volta per verificare la presenza di micro-cracks o danni dentinali successivi alla fase di preparazione.

In uno solo dei 16 campioni analizzati era presente un danno radicolare di tipo periferico, quindi alla superfice esterna della radice, che tuttavia era presente già nella scansione pre-operatoria, presumibilmente legato alle procedure di sezionamento del blocco anatomico. In nessuno dei campioni si è riscontrata la formazione di danni radicolari dopo la preparazione canalare, confermando quanto già osservato in recedenti studi effettuati con la stessa tecnologia di scansione su elementi dentari estratti.

I molti studi che spesso riportano una percentuale di formazione di micro-cracks in alcuni casi molto elevata (50-80%) sono in contrasto con quanto qui osservato, e presumibilmente sono afflitti da errori di metodologia che comportano la formazione di danni iatrogeni durante l’indagine stessa.

Un ulteriore possibile fattore di bias nell’uso di preprati da cadavere potrebbe essere la conservazione degli elementi dentari a basse temperature (-20°/-40°), tuttavia sembra che queste non influiscano sulle caratteristiche biomeccaniche della dentina. Nel presente studio i soggetti donatori avevano un’età molto bassa, e questo potrebbe essere all’origine del basso riscontro di danni radicolari; possiamo dunque concludere che presumibilmente la preprazione canalare per se effettuata con strumenti meccanici in NiTi non abbia un peso determinante nell’innescare danni biomeccanici all’apparato radicolare, ma vadano considerate altre variabili come determinanti nell’equilibrio del sistema.